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Passler Rebecca

Rebecca Passler: “Le sensazioni di Sjusjoen erano buone, sono curiosa di testarmi con le altre atlete”

Abbiamo il piacere di continuare il nostro ciclo di interviste con la sudtirolese Rebecca Passler. L’azzurra classe 2001 arruolata per il gruppo sportivo dei Carabinieri ha completato la sua prima stagione disputata interamente in Coppa del Mondo, dove si è tolta diverse soddisfazioni. L’emozione di poter partecipare alla prima tappa di casa ad Anterselva e del primo mondiale ce le hanno permesso di maturare. Rimane la consapevolezza per Passler di essere migliorata, ma di dover fare ancora degli step in avanti in questa stagione.

Ciao Rebecca, innanzitutto come stai? Che riscontri hai avuto a livello di condizione durante i test di Sjujsoen? 

“Purtroppo ho dovuto rinunciare alla mass start per un problema all’ ileopsoas (muscolo che si posiziona , ma ora sto di nuovo bene, è tutto a posto. Purtroppo ho sofferto di questo problema in estate, e dopo due giorni di riposo mi passava e non pensavo che tornasse di nuovo. Però probabilmente dopo la sprint di sabato forse ho fatto un po’ di più la fatica e quindi è riapparso, ma ora sto meglio. Le sensazioni di Sjujsoen erano molto buone prima del test, mi sentivo bene anche sul tiro, era tutto in regola. Volevo proprio confrontarmi con le altre atlete per testare il mio livello. Sai come sono le tue compagne di squadra, però non sai come sono in forma le altre atlete, quindi eravamo molto curiose”. 

Su quali aspetti ti sei concentrata in questa preparazione sulla parte atletica e sul tiro? Cosa ti chiedono sempre più spesso i tuoi allenatori?

“Abbiamo fatto un passo in avanti a terra, che è sempre il mio punto debole e abbiamo lavorato un po’ sul fucile, dove abbiamo trovato un buon compromesso. Mi trovo bene in piedi, non ho tanti problemi quindi li devo solo coprire il più possibile. Sulla parte atletica, ad esclusione del problema che ho già raccontato, ho svolto tutti i carichi di lavoro come l’anno scorso e ho aggiunto con i fisioterapisti gli esercizi che devo fare per limitare il riacutizzarsi del problema a quel particolare muscolo. C’è stato anche un lieve miglioramento sulla tecnica, però da quel punto di vista si può ancora migliorare”.

 

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La scorsa stagione di Coppa del Mondo è stata sicuramente formativa, con 23 gare disputate. Quali gare ti sono rimaste più impresse?

“Ho sempre sognato di gareggiare davanti al pubblico di casa di Anterselva, per cui mi sono goduta quella tappa e poi ricordo con molto piacere le staffette di Hochfilzen e Ruhpolding dove sono salita sul podio per la prima volta in Coppa del Mondo”.

Se questa stagione è stata la rinascita di Wierer e Vittozzi, che si sono piazzate in seconda e terza posizione in Coppa del Mondo, siete cresciute allo stesso modo tu, Samuela e Hannah, che avete fatto un bel salto rispetto alle categorie giovanili e Ibu Cup: questa è una Rebecca diversa…

“Devo ammettere che due anni fa non avevo questo livello, perché ho faticato tantissimo. Per il primo anno l’ambiente è stato nuovo per tutte, quindi secondo me ci siamo abituate a questi livelli e contestualmente tutte abbiamo fatto uno step in avanti: oggi si vedono anche i frutti che ha portato il lavoro”.

 

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Per il tuo approccio al poligono, dove a differenza di tante atlete aggredisci i bersagli e non li subisci, credi che ci sia un format più adatto alle tue caratteristiche? Meglio sui due o quattro poligoni?

“Difficile poterlo dire, mi piace gareggiare in staffetta perchè come gara è un po’ più corta e sei in compagnia delle altre avversarie, ma so che posso esprimermi bene al tiro anche su quattro poligoni, perchè so che nelle serie in piedi posso mettere pressione alle avversarie in un eventuale inseguimento. In realtà mi piacciono tutti i format”.

Senti tanto la differenza sulla sciata tra i materiali con e senza fluoro?

“Per gli skimen non è un lavoro facile, c’è tanta differenza a livello di cera tra il primo e l’ultimo giro. Abbiamo visto che altre nazioni hanno già trovato un buon feeling, ma non voglio pensare a un discorso di equità dei materiali. Vedremo nelle prime tappe se ci sarà un equilibrio tra le nazioni e trovare un buon compromesso con i materiali per poterci esprimere al meglio”.