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Biathlon, Dorothea Wierer: “Il lavoro in quota tornerà utile a Pechino 2022, ultimo stage di preparazione in Svezia”

Quando mancano meno di 50 giorni al via della stagione del biathlon, abbiamo fatto il punto della preparazione con Dorothea Wierer, forse la più delicata della sua carriera, che vedrà come appuntamento principale le Olimpiadi di Pechino 2022. L’azzurra classe 1990 delle Fiamme Gialle all’opening winter season organizzata da Fisi a Lainate ci ha raccontato delle sensazioni provate nel ritiro a Lavazè e delle prossime tappe per l’avvicinamento alla stagione agonistica.

Ciao Dorothea, sei reduce da due settimane di ritiro a Lavazè, concluse a Trento con il Festival Dello Sport, come ti senti?

“E’ stato un bel raduno, abbiamo trovato sempre bel tempo tranne gli ultimi due giorni dove ha addirittura nevicato, stiamo entrando nel mood dell’inverno. Rispetto a settembre mi sento un po’ meglio, quindi sono piuttosto tranquilla”.

Ti abbiamo vista impegnata anche nella corsa in montagna con i tuoi compagni, raggiungendo addirittura i 35 km

“Dopo il 15esimo km avevo i crampi, dopo è stata solo testa e devo ringraziare i miei compagni per il supporto perchè è stata la corsa più lunga della mia vita, ma sono ancora intera”.

E’ già il secondo raduno che svolgete in quota a Lavazè, gli allenamenti in altura stanno dando i risultati che ti aspettavi?

“Bisogna aspettare due-tre settimane per sentire i benefit, di questi lavori, non sono visibili nell’immediato. Anzi, il periodo immediatamente successivo ad un raduno così impegnativo in altura ci si sente stanchi e bisogna riposare. Ci siamo adattati molto più velocemente alla quota rispetto al primo raduno e proprio per questo motivo il lavoro tornerà utile anche in proiezione Pechino 2022”.

Proprio in questa ottica in questa preparazione è stato rimandato il primo contatto con la neve, che solitamente avveniva sul ghiacciaio di Ramsau in questo periodo

“Sono due lavori diversi. A Ramsau bisogna alzarsi prestissimo ed è molto più stancante gestire il lavoro in ghiacciaio in mattinata e al poligono nel pomeriggio. Per un biathleta il ghiacciaio non è il posto ideale per allenarsi. Però il vantaggio è quello di poter iniziare a sciare durante l’autunno, comunque potremo farlo in Svezia i primi di novembre a Idre per poter fare i chilometri necessari sulla neve e finalizzare la preparazione per la stagione”.

La Svezia sarà quindi la sede dell’ultimo raduno, svolgerete anche alcuni test in vista della prima tappa di Coppa del Mondo?

“Si, lavoreremo a Idre per più di due settimane, ci sposteremo per fare delle gare che varranno come test e poi rientreremo in Italia. Avremo qualche giorno di riposo prima del via della Coppa del Mondo da Östersund”

Sei stata anche premiata dal CONI con il collare d’oro insieme a Dominik Windisch e il DT Fabrizio Curtaz, il massimo riconoscimento per un atleta azzurro

“E’ un bel riconoscimento. Sono quelle cose a cui penserò una volta che avrò smesso, è una bella soddisfazione sia per me che per il mio gruppo sportivo. Penso che valga lo stesso discorso per Dominik, ma soprattutto mi fa piacere vedere che sia stato riconosciuto questo premio anche al DT Curtaz che, soprattutto negli ultimi due anni, si è sdoppiato per rispettare tutti gli impegni tra il suo lavoro e il ruolo di Direttore agonistico. Se lo merita perchè è un santo”.