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Aiace Rusciano, mental coach di Lisa Vittozzi: “Per vincere serve testa e rimanere se stessi”

L’intervista realizzata da Antonio Simeoli per il Messaggero Veneto a Aiace Rusciano, mental coach della campionessa sappadina Lisa Vittozzi. Ne riportiamo diversi estratti che fanno capire il lavoro c’è dal punto di vista mentale per raggiungere determinati traguardi.

Il professore, veneziano, ex nazionale di karate, infatti, tra l’altro, insegna neuroscienze dello sport alle Università di Padova e Verona ed è esperto in neuropsicologia dello sport, clinica e criminologia.

Ha seguito diversi club di serie A di calcio dal 2009, in particolare è co-fondatore di Milan Lab 2.0, collabora con la Fondazione Paolo Maldini. A lui si è affidato Lisa Vittozzi per cercare di uscire dal periodo buio in cui era entrata dopo la sconfitta in volata della Coppa del Mondo 2019 e il Mondiale di Anterselva nel 2020.

Professore, quanto è felice?

«Ho seguito a bordo campo la Champions League, diciamo che Lisa mi ha regalato emozioni molto simili anche se, ovviamente, ora non posso condividere con voi alcun dato dell’atleta perchè devo garantirne la privacy».

 

Com’è rinata Lisa?

«Solo e soltanto grazie a se stessa. Lisa rappresenta oggi un’atleta simbolo il cui merito va a lei e solo a lei al 100 per cento perchè ha saputo realizzare mentalmente i suoi punti di forza sugli stessi punti su cui spesso nel passato poteva avere delle titubanze».

Da dove siete partiti?

«La base di partenza è quella di una eccellenza, fisica e mentale. Abbiamo analizzato i suoi tempi di reazione, i suoi dati fisiologici. È un talento puro che, attraverso se stessa e il suo merito, è riuscita a trasformare il talento in prestazione, anche in un momento duro».

 

La sua più grande forza?

«Essere se stessa, questo l’ha portata ai risultati avendo più coraggio. Perchè i problemi così chiamati sono opportunità di conoscenza. Bisogna sempre puntare alle risorse del sistema nervoso e a sviluppare capacità che possano liberare il proprio talento. Lei l’ha fatto da sola, senza alcun tipo di aiuto».

 

Ha mai dubitato che ce l’avrebbe fatta?

«Baso le mie opinioni sui dati da anni, porto avanti un filone specifico della scienza della mente: su Lisa non ho mai avuto dubbi, era solo una questione di tempo, anche nei momenti in cui lei aveva dubbi, io non li ho avuti perchè i dati che avevo mi facevano capire che si stava avvicinando alla sua espressione naturale. Lisa ora esprime il suo biathlon».

 

La mente nel biathlon è fondamentale…

«È uno sport estremo. Gli atleti arrivano al poligono a 180 battiti, devono abbassarli in pochissimo per sparare. Ognuno segue una propria tecnica. Pensi che per costruire un’atleta di eccellenza ci vogliono 10 mila ore di lavoro, mille ore l’anno deve lavorare il cervello a grande intensità.

Quando sei al poligono devi creare una coerenza di onde cerebrali, in pochi secondi devi assettare corpo e cervello e sparare. Fare i centri, resettare e ripartire a tutto. Nel tiro in piedi devi anche tenere il corpo in equilibrio».

 

E Lisa al poligono quest’anno ha sparato con oltre il 93 per cento…

«Dal punto di vista del tiro e delle ore di lavoro ha una specializzazione cerebrale di altissimo livello. Sì, ha affrontato i propri demoni e li ha battuti perchè per la donna Lisa la determinazione fa parte della sua vita».

E poi al poligono le condizioni meteo possono complicare tutto.

«Esatto. Non è un posto dove replichi quello che alleni, devi adattarti alle condizioni, serve un controllo neurofisiologico e mentale di altrissimo livello, una macchina sensibilissima. Il segreto è togliere limare essere se stessi, è uno zen in movimento».

 

Quindi la forza di Vittozzi è la mente?

«Ho fatto migliaia di encefalogrammi di atleti professionisti, di cervelli vincenti ne ho visti molti, da Kakà a Seedorf, agli atleti dello sci che ora puntano a Milano Cortina 2026. Lisa rappresenta un’eccellenza».