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Elia Zeni

Coppa del Mondo, Anterselva: le dichiarazioni degli azzurri dopo la staffetta maschile

Vi riportiamo le dichiarazioni degli azzurri al termine della staffetta maschile di Anterselva, chiusa al quinto posto con il successo di una Norvegia in grande spolvero, che ha avuto la meglio su Francia e Germania. Ai piedi dal podio la Svezia che precede l’Italia con il giovanissimo quartetto Braunhofer, Giacomel, Bionaz e Zeni: sette le ricariche complessive utilizzate, tutte nelle serie in piedi. Due a testa per gli azzurri impegnati in gara, una sola per Elia Zeni.

Patrick Braunhofer: “Nel secondo giro ho provato a tenere il gruppo di testa, forse non è stata la scelta giusta, ma in staffetta bisogna anche provarci. Ho patito molto l’ultimo giro, non pensavo così tanto ma ho preso tantissimo. Peccato, perché la prima parte di gara era stata molto bella. In questa settimana ad Anterselva mi sono sentito peggio rispetto alle precedenti. Sono arrivato qui ad Anterselva martedì che stavo veramente molto bene, tanto da essermi ben comportato nei test interni con i compagni. Poi, appena sono iniziate le gare, non è andata come volevo: un giro c’ero e l’altro no. Sono certo che questa condizione non performante sia dovuta comunque alla quota, perché dopo Ruhpolding, in Val Ridanna mi sentivo benissimo, poi appena arrivato qui è cambiato tutto.
Nella staffetta, poi, il lancio non è la frazione a me più congeniale. Preferisco di gran lunga la terza frazione”

 

Didier Bionaz: “Sono molto felice di questo risultato di squadra, magari qualcuno può pensare che si tratta soltanto di un quinto posto, ma in realtà è un risultato che significa molto perché siamo giovani e soprattutto abbiamo fatto una prova di squadra solida, ognuno di noi ha saputo sfruttare il proprio punto di forza e abbiamo fatto un’ottima gara. Abbiamo ancora dei grandi margini di miglioramento ed è proprio questa la notizia più importante, perché pur non avendo fatto la gara perfetta siamo arrivati quinti. Certo, magari davanti qualcuno ha sbagliato, ma il biathlon è anche questo, quindi secondo me è una grande prestazione.

Oggi ho gestito di più, perché questa mattina mi sentivo un po’ più stanco dopo le gare degli ultimi due giorni, non avevo più la freschezza delle giornate precedenti. Ho cercato di gestire i primi due giri, poi quando nell’ultimo giro mi sono trovato sulla Huber Alm, mi sono detto di dare tutto ciò che potevo dare. È stato bello perché era da tanto tempo che non mi capitava di avere questa grinta in pista, questa voglia di aprire il gas, come direbbero quelli di Solowattaggio (ride, ndr)».

Non ho praticamente mai visto Jacquelin e Doll, solo quest’ultimo sulla salita dopo il poligono a terra, ho cercato di gestire la situazione. È stata la prima volta che ho sparato in piedi stando da solo al poligono (ride, ndr), con tutta la bolgia che ti urla addosso non era facile da gestire. Mi dispiace per aver un po’ faticato in questi giorni nelle serie in piedi, ho avuto qualche problema nel tenere la carabina sul bersaglio, ma adesso abbiamo qualche giorno per riposarci e poi possiamo lavorarci di nuovo”.

Elia Zeni: Sapevo di dover fare la mia gara, che il tiro era molto importante, quindi indipendentemente dalla posizione di partenza, sapevo di dover tenere il mio ritmo perché partire troppo forte non ha tanto senso, è una gara di biathlon e bisogna sparare bene. Fortunatamente i colpi sono entrati, non so se fossero belli o se sono entrati di poco, l’importante è che i bersagli siano diventati bianchi. Non sapevo che Rees avesse girato, avevo visto che aveva commesso due errori. Sapevo però che sugli sci ero più debole, quindi l’obiettivo era solo di mantenere la posizione e più o meno ce l’ho fatta.

All’ultimo giro sapevo di avere Samuelsson a 10” e patisco sempre la prima parte del giro, così mi ha passato via a un terzo del giro al doppio della velocità. Però ho continuato a tenere il mio ritmo, ho visto che sul salitone anche lui era cotto e ho speso le ultime energie. A quel punto ho continuato a fare la mia gara, il tifo ha aiutato molto. 

Ieri avevo patito più che altro dai due terzi della gara in poi, soprattutto le serie in piedi. Diciamo che il fisioterapista mi ha dato una gran mano ieri, mi ha liberato un po’le gambe e la schiena. Oggi per fortuna era una gara più corta, che è stato fondamentale. Ora come ora credo di non essere ancora molto competitivo in Coppa del Mondo, ma sono giovane come il resto della squadra e sarà bello crescere insieme, ci daremo una mano. C’è tempo, la mia carriera non finisce qui, sono fiducioso per il futuro.

Foto: Elena Facondo