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Dorothea Wierer Anterselva

Dorothea Wierer intervistata da La Repubblica: “Non voglio smettere così. Alle Olimpiadi intervisterò Sinner”

Riportiamo alcuni passaggi dell’intervista a Dorothea Wierer di Mattia Chiusano per La Repubblica, dove vengono toccati diversi temi per il futuro dell’azzurra. Dopo una stagione complicata Dorothea si ferma, prende una pausa e cambia scenario: dalle nevi al caldo delle Olimpiadi estive. Sarà talent a Parigi 2024 per Eurosport e Warner Bros. Discovery. Non sarà chiusa in uno studio, farà interviste on the road.

 

Dorothea, cinque mesi passano in fretta: è pronta?

“Sono molto contenta di aver ricevuto questa offerta, è qualcosa di completamente diverso, fuori dalla mia comfort zone. Sarà tutto nuovo per me, devo capire se sarò brava a farlo. Ho un vantaggio: parlo tre lingue, italiano, inglese e tedesco. Potrò fare interviste a tanti atleti, anche di altre nazioni”.

 

 

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Un’inviata globale?

“La mia priorità saranno gli atleti italiani, nelle gare in cui saranno più forti. Penso al ciclismo, alla scherma, al nuoto, e a Jannik Sinner, ci sarà anche lui. Ringrazio le Fiamme Gialle che mi hanno permesso questa esperienza. Non voglio fare figuracce, e festeggiare con gli atleti”.

 

Lei è un’amante dello shopping: attenzione alle tentazioni di Parigi.

“Infatti è una situazione molto pericolosa, dovrò lasciare la carta di credito a mio marito Stefano…”.

 

Cosa la ha emozionata di più ai Giochi di Tokyo?

“Il giorno di Jacobs Tamberi, ovvio, eravamo in ritiro con la nazionale (a Lavazè ndr) e tutti molto felici”.

 

Cosa si aspetta dal mondo sconosciuto delle Olimpiadi estive?

“Sono curiosa di vederle, io ne ho vissute tre invernali, e le ultime due a PyeongChang e Pechino non sono state molto belle. A Sochi nel 2014 si sentiva la tradizione invernale, nelle ultime due no, erano proprio tristi. Parigi sarà bellissima, con tutti gli sport riuniti, mentre noi del biathlon eravamo divisi dagli altri in Corea e Cina”.

 

Quali sono i suoi primi ricordi olimpici?

“Qualcosa di Torino 2006. Poi due anni dopo Usain Bolt a Pechino. Nel biathlon uno così, una macchina da guerra, era il norvegese Bjoerndalen, sempre competitivo nei grandi appuntamenti”.

 

Diceva che non sarebbe arrivata alle Olimpiadi di Milano Cortina, invece sembra pronta per altri due anni.

“Devo fare una pausa, quest’anno è stata dura, sempre a rincorrere, a ripartire dopo dieci giorni di stop per l’influenza. Non voglio smettere così, con una stagione non ai miei livelli. Dicevo che avrei smesso a 25 anni, ora ne ho 33…”.

 

È sempre molto conosciuta all’estero.

“Magari più all’estero che in Italia. Nello stadio dello Schalke si fa una gara con 40mila spettatori, all’ultima giornata dei Mondiali nella Repubblica Ceca ce n’erano 30mila. Purtroppo da noi resta uno sport di nicchia, e non credo che diventerà uno sport di grande successo”.

 

La sua collega-rivale Lisa Vittozzi, che ha vinto un oro e tre argenti ai Mondiali, sostiene che la vostra rivalità vi ha fatto bene.

“Ci sono anche rivalità non piacevoli, che vanno oltre lo sport. Se sei una persona più fragile non va bene, nello sport devi avere una bella testa. Quando non ero al massimo fisicamente reagivo con la testa, quella è la differenza tra chi ottiene risultati e un’atleta medio. La rivalità può fare del male, dipende dal carattere che hai”.

 

Lisa Vittozzi ha avuto bisogno di tempo per allinearsi ai suoi standard?

“Ognuno ha il suo percorso, ha bisogno di una sua crescita. A meno che non sia un fuoriclasse, ma noi siamo talenti, non fuoriclasse”.

 

Foto: Elena Facondo