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Julien Petitjacques, da Bionaz ai Mondiali di biathlon con il Belgio

Bionaz, paesino della Valle d’Aosta con 221 abitanti (dati Istat al 1° gennaio 2023). Che cinque di loro fossero contemporaneamente a Nove Mesto (e non in villeggiatura), è tutt’altro che un caso. La città della Repubblica Ceca ha ospitato i recenti Mondiali di biathlon, che ai bionassins hanno regalato diverse emozioni: dal tripudio francese di Patrick Favre, allenatore delle transalpine, alle medaglie di Lisa Vittozzi e Tommaso Giacomel anche grazie allo skiman Mattia Nicase e al direttore tecnico Christian Favre, fino all’amarezza di Didier Bionaz per un Mondiale al di sotto delle aspettative. A loro si aggiungono altri valdostani, come Fabio Cianciana, allenatore del tiro degli azzurri, o Rayan Chapellu, skiman dell’Italia. Tutti nomi noti, prima che, a sorpresa, spuntasse anche quello di Julien Petitjacques, anche lui originario di Bionaz, che all’età di 21 anni ha esordito ai Mondiali con la staffetta maschile del Belgio.

Sì, perché il valdostano ha la doppia cittadinanza, in virtù della nazionalità della mamma Ingrid. L’intervista di Aosta sera al valdostano a cura di Orlando Bonserio:

A Bionaz o fai biathlon, o fai biathlon”, dice Julien scherzando, “è quasi il nostro sport nazionale – o meglio, comunale. Ho iniziato fin da piccolo con l’aria compressa, nello sci club Bionaz Oyace e poi con l’Asiva. Due anni fa ho preso la decisione di iniziare l’avventura con il Belgio. È stata una scelta molto difficile, ho sempre vissuto in Italia, ma qui la concorrenza era altissima ed entrare in squadra era complicato. Del mio anno, il 2003, ci sono tanti atleti forti, tra cui Nicolò Bétemps, anche lui di Bionaz”.

La scelta di correre per il Belgio non è subito coincisa con un radicale cambiamento di vita: Julien Petitjacques è rimasto ad allenarsi a casa, da solo, a parte alcuni raduni estivi con i compagni di squadra, per poi iniziare a frequentare il circuito della Junior Ibu Cup, dove ha ritrovato il compaesano Nicolò Bétemps. Nell’estate del 2023 la scelta di trasferirsi in Francia, vicino a Grenoble (dove studia a distanza scienze e tecnologie applicate delle attività fisiche e sportive, anche se il suo sogno rimane quello di fare fisioterapia), per allenarsi con costanza con il comitato del Dauphiné, introdotto dall’amica e compagna di squadra Maya Cloetens: “Una delle migliori scelte che potessi fare”, ammette il valdostano. A inizio anno l’esordio in Ibu Cup, con due tappe in Italia (Val Ridanna e Val Martello), e una in Germania (Arber), e poi il grande salto iridato, senza neanche passare dalla Coppa del Mondo.

“È stato tutto molto sorprendente e arrivato all’ultimo momento, sono stato quasi buttato nella grande platea: lunedì o martedì mi hanno chiamato dicendomi di preparare le valigie, giovedì sarei partito”, racconta ancora Julien Petitjacques. “Mi è molto spiaciuto per Thierry Langer, l’atleta che ho sostituito perché si era rotto una costola due settimane prima. Nonostante questo, nella staffetta mista aveva contribuito ad ottenere il miglior risultato per il Belgio con un ottavo posto finale. Per festeggiare sono andato al ristorante con i miei coinquilini, poi mi sono preparato e sono partito. Sono arrivato giovedì e ho subito assaggiato l’atmosfera guardando la single mixed. Era una cosa fuori di testa vedere quanta gente c’era”.

Sabato arriva il momento fatidico, quello della staffetta maschile. Julien è schierato come ultimo staffettista, quello destinato a tagliare il traguardo finale. Il Belgio parte bene, con Claude Florent in lotta nelle zone alte che dà il cambio per quinto. Poi Cesar Beauvais, secondo staffettista, incappa in un giro di penalità ed esce 19°, e per il giovane valdostano c’è un rischio in più: quello di venire doppiato e vedersi quindi fermato prima del tempo. “Volevo quasi dire agli svedesi e ai norvegesi di avere pietà di me”, ironizza. “Sciando avevo mille emozioni e pensieri per la testa: la determinazione a fare il meglio possibile, la paura di essere doppiato, l’idea che ci fosse tantissima gente lì e molti che mi seguivano da casa, la difficoltà della neve. Quando sono arrivato sull’ultimo piano ho iniziato a salutare la gente, ero felicissimo, e al traguardo avevo un sorriso enorme. È stato un mix di emozioni indescrivibili”. Il Belgio ha chiuso al 22° posto, a 6’38” dalla Svezia campione del mondo, con Julien Petitjacques che ha fatto zero errori al primo poligono e tre in quello in piedi.

A Nove Mesto ha fatto una sorpresa agli altri valdostani e bionassins, che gli hanno fatto i complimenti e gli hanno dato dei consigli, in particolare quello di mantenere la calma e non farsi travolgere dalle emozioni. “Didier [Bionaz] l’ho visto solo il giorno dopo, era molto deluso, avrei voluto confortarlo. Il biathlon è uno sport impietoso, non perdona. Devi essere sempre al 100% sia sugli sci che al poligono”.

Ora Julien Petitjacques è a Otepaa, in Estonia, dove da venerdì sono in programma i Mondiali giovanili. Lì incontrerà anche i valdostani Nicolò Bétemps, Nayeli Mariotti Cavagnet e Martina Trabucchi. “Sarà dura, ci sono grandi muri, ma finalmente ci sono belle condizioni, sciamo su neve vera e non su quella artificiale come a Nove Mesto. È bello anche ritrovare il freddo, dopo il caldo delle ultime gare”.