Samuela Comola in BA LIVE: “Voglio rimanere con i piedi per terra e sono focalizzata sul presente, ho lavorato bene durante l’estate”
Quando un atleta passa dall’IBU Cup alla Coppa del Mondo, solitamente deve compiere un percorso di adattamento alle nuove condizioni di gara. Dopo un 2020/2021 trascorso a competere nel secondo circuito dell’IBU, Samuela Comola, da questa stagione, ha iniziato a confrontarsi con i grandi del Biathlon. La ragazza valdostana, infatti, ha preso il via a ben sette gare di Coppa del Mondo, dimostrando a tutti gli addetti ai lavori il suo grande potenziale. Le percentuali della biatleta azzurra sono risultate straordinarie: 94% a terra e 80% in piedi in gare individuali.
La classe ’98 ha concluso ben tre prove con un doppio zero, che purtroppo però non le sono bastate per conquistare i primi punti in classifica generale. Dopo un fine settimana memorabile ad Hochfilzen, culminato con il 41° posto nella gara ad inseguimento, la redazione di Biathlon Azzurro ha raggiunto Samuela Comola per un’intervista molto personale.
Questa prima parte di stagione è andata molto bene ma hai saltato la tappa francese. È stata una scelta condivisa o avresti preferito continuare a gareggiare sfruttando questo tuo grandissimo momento?
“Diciamo che mi sarebbe piaciuto molto gareggiare a Le Grand-Bornand in quanto è previsto molto pubblico da quel che ho capito, cosa che ad Hochfilzen non c’era. Se però i tecnici hanno deciso questa cosa, lo avranno fatto per il mio bene e quindi sono fiduciosa”.
Sono state le prime grandi soddisfazioni di una carriera che poi ha trovato uno sbocco a livelli importanti, com’è stato quello di quest’anno. Che sensazione hai avuto a gareggiare in Coppa del Mondo? Cosa ti ha sorpreso di più?
“Sicuramente già nei giorni di allenamento vedere in pista delle persone che avevo sempre guardato in TV mi ha fatto molto strano e mi chiedevo quasi: “ma io cosa ci faccio qui?”, perché era una sensazione stranissima. Ero molto emozionata, però è andata abbastanza bene e quindi sono contenta”.
Chi è il tuo idolo al momento? Per chi fai il tifo?
“In realtà non saprei. Fino ad un po’ di anni fa la mia atleta preferita era Magdalena Neuner. Lei mi ha sempre emozionato ed era bellissimo vedere le gare quando c’era lei. È bellissimo anche adesso, ma mi sembra che molte più persone possano ottenere dei risultati importanti. Quando in passato c’era lei, invece, le vinceva quasi tutte. Lei era la mia atleta preferita. Adesso ci sono grandi atlete però non ne ho una preferita”.
Al maschile invece hai delle preferenze?
“Come ragazzo mi ha colpito molto, l’anno scorso, Sturla Laegreid. Lui aveva una storia veramente assurda: arrivare da una squadra non nazionale, passare per l’IBU Cup, vincere e andare direttamente in Coppa del Mondo ed essere inserito in una squadra A… è veramente notevole”.
Dal pubblico chiedono a Samuela: cosa ne pensi di disputare la prima frazione della staffetta?
“In passato ho rivestito spesso quel ruolo: è una frazione che mi piace. Un po’ nella mischia, sì, è divertente”.
Hai anche le caratteristiche tecniche per fare bene in un contesto del genere. Sei solidissima al tiro e hai ritrovato condizione sugli sci. Anche a livello di Coppa del Mondo è un ruolo quasi ideale.
“Questo non lo so e non lo deciderò io. Certo è un ruolo che si addice molto anche a Lisa Vittozzi”.
Ti sei confrontata nelle squadre nazionali sia con il gruppo di ragazze nate nel 1997 e nel 1998 che con il gruppo delle più giovani, nate dal 1999 al 2000. Sei stata l’anello di congiunzione tra le due squadre.
“Prima con quelle della mia età o con le atlete più vecchie ero io che cercavo di agganciarmi a loro, per farmi anche “tirare” negli allenamenti. Quando poi, in quell’anno 2017-2018, ero diventata la più grande, allora ho un po’ trainato io. Successivamente, in realtà, sono sbocciati dei bei talenti, di quell’età: mi hanno aiutato a crescere molto anche loro”.
Un’altra domanda dal pubblico. Pechino 2022: ci pensi e ci credi, ora?
“Io voglio rimanere con i piedi per terra e sono focalizzata sul presente. Non voglio concentrarmi sul futuro, penso al presente e, poi, quello che verrà, verrà”.
Allora non andiamo troppo avanti. Ti sei prefissata degli obiettivi per questa stagione?
“Sì, certo. Gli obiettivi sono fondamentali per un atleta, per cercare di progredire o per la propria motivazione. L’obiettivo è quello di migliorarmi dall’anno scorso, perché non ero contenta. In realtà, non ero felice in generale delle ultime stagioni: ho fatto veramente fatica. Quindi sì, ho pensato a lavorare bene e, con i risultati e i miglioramenti che ho visto durante l’estate, allora ho pensato che l’obiettivo vero potesse essere quello di gareggiare in Coppa del Mondo”.
Questa estate, per te, è stata importante. Per chi non ti ha seguita la convocazione che è arrivata in novembre è stata una sorpresa. Com’è arrivato, quindi, quest’ultimo gradino che, non solo ti ha permesso di arrivare alla Coppa del Mondo, ma che ti sta rendendo così competitiva?
“Diciamo che è stato inaspettato anche per me, nonostante i miglioramenti. È partito tutto dall’anno scorso, quando non ero contenta di come stesse andando la stagione. A quel punto ho sentito una persona a me molto cara, un mio ex-allenatore dello sci club che mi conosce da quando ero piccolina. Non lo avevo sentito quasi mai, ma quel giorno l’ho chiamato perché stavo male e non ero contenta. Lui forse è stato uno dei pochi che è riuscito a ridarmi subito la fiducia e a credere in me stessa anche quando io non ci credevo più. Grazie al suo aiuto e anche a tanti altri piccoli aiuti ho iniziato ad allenarmi in maniera diversa, soprattutto dal punto di vista mentale”.
Spicca il tuo 94% a terra, che ti piazza fra le migliori del circuito; anche il passo sugli sci, però, è molto competitivo se comparato al normale livello di partenza che avevi. Diciamo che puoi essere pienamente soddisfatta o dall’80% in piedi possiamo rosicchiare ancora qualcosa?
“Si parla di biathlon e l’errore è sempre dietro l’angolo. Nel tiro in piedi potrei migliorare sicuramente qualcosa. Le mie percentuali sono sempre state abbastanza buone; sono abbastanza brava, se così si può dire, a sparare. Però c’è sempre qualcosa da migliorare, e quindi vedremo”.
Un’ altra domanda dal pubblico: qual è la tua pista preferita? E invece il tuo format di gara prediletto?
“Tra tutte quelle che ho visto, una delle più belle è stata quella di Östersund, a parte il giro da 3 km dell’individuale. Il giro da 2,5km è molto bello. La pista di Anterselva mi piace molto. Come format mi piacciono le gare sull’uomo, mi stimolano; altrimenti anche la sprint mi piace”.
Un po’ a sorpresa stai escludendo l’individuale, che è la gara per eccellenza dei grandi tiratori.
“Eh sì, purtroppo sì, perché le 15km sono veramente lunghe. Mi piace ma è una gara diversa con una gestione diversa. Mi piacciono i format più rapidi e veloci”.
Invece questo è ciò che ci chiediamo da profani del professionismo sportivo: come emozioni, a livello di Coppa del Mondo, ti dà di più una gara individuale o una gara a squadre, quindi una staffetta con le tue compagne?
“Bella domanda. Ho avuto forti emozioni in entrambe le gare. Ero più preoccupata in staffetta, perché comunque entrano in gioco anche le tue compagne. Sbagliare una staffetta non fa sempre piacere, più per sé stessi ma in relazione soprattutto alla prestazione degli altri. Se mi va male una gara, la analizzo dal mio punto di vista, non faccio andar male una gara anche alle mie compagne”.
Pratichi anche altri sport ne tuo tempo libero o ti concentri unicamente su skiroll e biathlon?
“Tra i vari allenamenti non rimane mai troppo tempo per fare altro. Quando c’è la giornata di recupero la sfrutto bene. Ogni tanto gioco a tennis con il mio fidanzato, che lo pratica per passione: mi sta un po’ insegnando”.
Foto: YAK Agency
Carlo Marziali