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Biathlon, Rebecca Passler all’IBU: “Penso di essere una normale ragazza di vent’anni, c’è una lunga strada da percorrere verso Anterselva 2026”

Passler è un cognome che conoscono coloro che hanno familiarità con il Biathlon Azzurro. Johann è stato medagliato olimpico e campione del mondo negli anni ’80 e ’90 e ora Rebecca, sua nipote, continua la tradizione di famiglia. Lo scorso inverno, al suo primo anno da Junior, ha collezionato tre medaglie ai Campionati del mondo Junior a Obertilliach, mantenendo la forma per conquistare un podio sprint IBU Cup poche settimane dopo. Questi risultati hanno convinto i suoi allenatori a darle una chance e durante l’estate è entrata a far parte della squadra A azzurra. Allenarsi accanto a Dorothea Wierer e Lisa Vittozzi è stata una grande fonte di motivazione per Rebecca Passler, che ora si sta preparando per l’inizio dell’inverno. Nell’intervista realizzata per l’Ibu da Giulio Gasparin traspare molto del suo carattere e della sua apparente tranquillità in gara.

Innanzitutto come stai e come è stata la tua estate, la prima con la squadra A?

“Mi sento bene e sono molto contenta dei primi mesi di allenamento. È stata una grande opportunità per me: conoscevo già tutti gli altri ragazzi, ma l’atmosfera nella squadra è fantastica, il che è di grande aiuto. Stiamo lavorando molto su alcuni dettagli sui quali devo migliorare”.

Com’è stato allenarsi accanto a Dorothea Wierer e Lisa Vittozzi, due atlete che sai essere tra le migliori al mondo? C’è qualcosa di specifico che stai cercando di imparare da loro?

“Devo ammettere che allenarsi con loro è fantastico, perché spesso condividono con me consigli utili. C’è ancora molto da imparare, ma penso che sia un privilegio allenarmi accanto ad alcuni dei migliori biathleti al mondo. Quindi, osservo molto attentamente come si comportano, come si allenano e le loro routine, così posso prendere ciò di cui ho bisogno e assorbire tutti questi input passo dopo passo”.

L’inverno scorso è stato un anno abbastanza sorprendente, forse anche per te stessa: è stata la tua prima stagione con esperienze tra i senior, ma hai subito ottenuto podi ai Mondiali Junior e in IBU Cup. Ci racconti come hai vissuto la stagione?

“Devo dire che all’inizio della stagione non sapevo nemmeno se ci sarebbe stato permesso di gareggiare a livello internazionale, nei primi mesi abbiamo gareggiato solo in Italia. Quando sono stato selezionata per competere nell’Ibu Cup il mio obiettivo era solo quello di acquisire esperienza dall’evento e dai miei compagni di squadra”.

“Ero ovviamente molto curiosa di vedere quale fosse il mio livello, soprattutto perché c’erano alcuni atlete che di solito gareggiavano in Coppa del Mondo, dove ho trovato un livello molto più alto di quello che avevo trovato nelle gare giovanili: il mio primo podio con Daniele Cappellari nella single mixed di Arber è stata una grande sorpresa. Ma il mio ricordo più bello è sicuramente legato a Obertilliach: non dimenticherò mai questi Mondiali Junior, perché dopo la prima medaglia ero molto più rilassata, e la medaglia della staffetta è stata incredibile. È fantastico poter portare la propria squadra al traguardo, finalizzare tutto il lavoro che ognuno di noi ha svolto e festeggiare il risultato al traguardo con i propri compagni e lo staff”.

Come ti descriveresti come biatleta? C’è qualche campione da cui ispirazione?

“Sono molto calma, di solito non penso troppo mentre gareggio. Cerco di concentrarmi solo su me stessa e su quello che devo fare, forse è per questo che spesso sparo molto velocemente. Ma è qualcosa che mi ha sempre contraddistinto, si potrebbe dire il mio marchio di fabbrica. Ma se devo citare due atleti di cui sono stata una grande fan, sicuramente Martin Fourcade e Kaisa Makarainen”.

Il biathlon sembra crescere in popolarità tra i giovani italiani e la tua generazione sta producendo numerosi risultati. Questo clima aiuta a crescere e spinge ciascuno di voi a migliorare?

“Ovviamente è una grande fonte di ispirazione e orgoglio: Dorothea (Wierer), Lukas (Hofer), Dominik (Windisch) e Lisa (Vittozzi) hanno fatto tanto per far conoscere sempre di più il biathlon in Italia grazie ai loro risultati. È sicuramente una grande fonte di motivazione per me e tutta la squadra, perché vedi che è possibile per noi italiani essere lassù con i migliori al mondo”.

Parlando di motivazione. Per te, ma anche per Hannah Auchentaller e Linda Zingerle, ci deve essere un pizzico di motivazione in più guardando al futuro, con le Olimpiadi del 2026 che si svolgeranno in casa ad Anterselva. È qualcosa a cui pensi?

“Avere un’edizione delle Olimpiadi nella propria città non è qualcosa che tutti potranno mai vivere e per tutte noi è un sogno e un obiettivo. I nostri amici, la famiglia e i fan sono tutti qui e sarà sicuramente un’esperienza di vita poter gareggiare durante le Olimpiadi ad Anterselva, ma c’è ancora una lunga strada da percorrere, quindi dobbiamo concentrarci su ogni singolo passo del nostro viaggio”.

Per quanto riguarda il biathlon, come hai iniziato? Avere uno zio che è stato tra i biathleti più famosi in Italia ha avuto un ruolo nella tua scelta?

“Ho provato il biathlon per la prima volta quando avevo 8 anni. Volevo farlo perché mia sorella maggiore Greta e i miei amici lo praticavano tutti e mi è subito piaciuto per il gruppo che avevamo e per il fatto che mi ha aiutato a distrarmi dopo i pensieri legati alla scuola. Ovviamente, mio ​​zio è stato uno dei motivi per cui ho voluto provare questo sport, ma penso anche che se vieni da Anterselva, sarebbe strano se non provassi il biathlon almeno una volta nella vita! Una volta iniziato, non ho più smesso ed eccomi qui oggi!”.

Ultima domanda, chi è Rebecca Passler al di fuori delle piste e dei poligoni?

“Penso di essere una normale ragazza di vent’anni: mi piace vedere i miei amici, andare in vacanza e sperimentare con il trucco. Sono un’estetista e amo fare le unghie e fare massaggi”.