Riccardo Romani, allenatore Italia Ibu Cup: “Giovani ma motivati e aperti al confronto, abbiamo lavorato per limare i dettagli”
Classe 1987, Riccardo Romani ha vissuto una carriera da biathleta professionista fino al 2017, arruolato per il Centro Sportivo dei Carabinieri. Dopo il ritiro ha fatto un salto di “categoria”, gareggiando nel ciclismo e riprendendo gli studi, laureandosi a luglio in scienze motorie. In estate è arrivata la chiamata del DT Klaus Hollrigl e non ha saputo resistere al richiamo del biathlon, mettendo a disposizione l’esperienza maturata nella nuova vita “professionale” e farà parte con Edoardo Mezzaro e Daniele Piller Roner dello staff tecnico che seguirà gli azzurri in IBU CUP. Ecco di seguito l’intervista a Riccardo Romani allenatore della nazionale dell’Italia per l’ IBU CUP
Ciao Riccardo, un percorso di vita che ti ha riportato al biathlon, 5 stagioni dopo il tuo ritiro:
“Dopo il ritiro ho fatto cinque anni di servizio come carabiniere a Tirano, in Valtellina, nel frattempo ho ripreso gli studi e a luglio mi sono laureato in scienze motorie. In più ho fatto diverse gare nel ciclismo, in particolare granfondo e cronoscalate. Non si riesce mai a dimenticare l’agonismo per gli uomini di sport. Questa primavera è arrivata la proposta di Klaus per rientrare nel mondo del biathlon e di lavorare nel mondo dello sport, è stata un’ occasione che non potevo farmi scappare”.
Dal tuo percorso di studi sono cambiati anche alcuni temi a livello alimentare per quanto riguarda la nazionale azzurra, ci puoi dire qualcosa di più?
“In linea generale non abbiamo rivoluzionato nulla, abbiamo lavorato su alcuni dettagli. La metodologia di allenamento è sempre stata quella corretta, gli atleti sono tutti evoluti dal punto di vista fisico, bisogna andare a limare su alcune piccole situazioni, i così chiamati “marginal gaines”. Abbiamo cercato quindi sia a livello di integrazione, pur non essendo nutrizionista, di applicare dei principi base.
Durante i primi raduni, soprattutto con i carichi di alta intensità e ravvicinati, abbiamo provato a reintegrare in maniera efficiente le scorte di glicogeno. Quindi è stato individuato un protocollo da rispettare a livello di recupero, da applicare per reintegrare il prima possibile al fine di avere le energie per l’allenamento successivo. I ragazzi durante i raduni si sono trovati bene con questo di protocollo, lo seguono alla lettera.
Abbiamo lavorato per esempio anche sui tempi di reazione, tra l’occhio e la mano, o così detta coordinazione oculo-manuale, dove hanno fatto dei vari esercizi, che non sono specifici per il tiro, ma dando degli stimoli visivi. Lo vediamo spesso anche applicato agli atleti di F1 prima di una loro sessione con le palline da tennis, al fine di diminuire i tempi di reazione, in particolare utile per il tiro in piedi. Applicato per 4-5 minuti prima dell’azzeramento minuti oppure prima delle gare, giusto per stimolare l’attivazione nervosa. Di inverno lasciamo liberi gli atleti di poter scegliere la tipologia di attivazione da applicare prima della partenza”.
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Ci ha molto incuriosito la scena degli azzurri che dopo la gare di Ruhpolding ingerivano caramelle gommose, che come hai detto in precedenza seguivano il protocollo.
“Tempo di togliere gli skiroll devono reintegrare zuccheri semplici ed a livello di stomaco è difficile ingerire dopo una gara, ho notato che quelle le mangiano volentieri, sempre se nelle giuste quantità. Difficile trovare prodotti simili sul mercato, abbinata a una piccola componente proteica sono ottimali per il recupero. C’è chi preferisce la crostatina o il gel, lasciamo liberi di scegliere, chiaramente la banana è più difficile da digerire dopo una gara”.
Un trio molto giovane alla guida di questi ragazzi in IBU Cup, se consideriamo che sei un classe 1987, Edoardo Mezzaro, allenatore responsabile è classe 1993 e Daniele Piller Roner del 1990 e, altro aspetto da evidenziare, tutti e tre ex biathleti
“Edoardo è l’allenatore responsabile e con Daniele cura la parte del tiro, io mi occupo della parte atletica e della tecnica sullo sci, siamo organizzati in questo modo. Cerco di correggere i ragazzi sulla tecnica oppure organizzare l’allenamento atletico. Siamo molto motivati e il fatto di provare qualcosa di nuovo ci stimola ancora di più, nascono spesso idee e confronti per trovare la soluzione migliore possibile per mettere i ragazzi nel migliore dei modi per cercare di cogliere il massimo. Chiaramente c’è bisogno anche di fare esperienza, che in un allenatore conta tanto, ma non è tutto.
Siamo ragazzi con tanta passione e questo mix ci permette di lavorare bene e di cogliere risultati con i nostri ragazzi. E’ importante anche spiegare loro perchè vengono fatti certi tipi di allenamento, in modo tale da condividere i nostri pensieri e dare ancora più motivazione all’atleta nello svolgimento del lavoro. La convinzione di fare il lavoro nella direzione giusta è il primo passo verso il miglioramento”.
Essendo di Bormio, conoscevi già Michele Molinari, prima di entrare nella nazionale azzurra?
“Si, lui abita molto vicino, a Valfurva, poco distante da Bormio. Siamo cresciuti entrambi nello sci club Alta Valtellina, ma non ci siamo incrociati in pista avendo 13 anni di differenza. Ho seguito invece lo scorso anno i ragazzi dell’aria compressa classe 2008-2009 con Christian De Lorenzi, che è stato per me un primo approccio da allenatore”.
A Beitostolen c’è stato un confronto con gli atleti della squadra che partiranno per la Coppa del Mondo. Quanto è stato utile per voi?
“Sicuramente utilissimo, considerando che per noi è saltata la tappa di Sjusjoen. Far rimettere il pettorale ai ragazzi è il pepe che serviva per metterli un po’ alla prova, la tensione e l’agonismo cambia. Abbiamo avuto dei buoni riscontri sia tra i ragazzi che le ragazze, riscattando alcuni test che avevamo riscontrato durante l’estate. Faremo a breve un veloce per scaldare i motori in vista dell’esordio di Idre”.
Oltre a Riccardo Romani, vi riproponiamo l’intervista a Edoardo Mezzaro, allenatore responsabile della nazionale dell’Italia per l’ IBU CUP